La Provincia di Arezzo, nel suo progetto di "Museo virtuale", ha collocato Francesco Galeotti tra i "VIGILATI DALLA POLIZIA" e i "PATRIOTI", affinché ne venga conservata la memoria http://memoria.provincia.ar.it/protagonisti/scheda_perseguitato.asp?idperseguitato=579&vars=M

QUESTE PAGINE SONO DEDICATE A MIO PADRE, SIRIO GALEOTTI, CHE MAI DIMENTICO’.

Il Castello di Hartheim

Rara foto con il comignolo fumante
Situato in una felice posizione isolata, a 20 km da Linz, in Austria, vicino alla linea ferroviaria e al Campo di Mauthausen il Castello, originariamente luogo di cura per bambini, disabili fisici e mentali, accuditi dalle Suore dell'Ordine di San Vincenzo de 'Paoli del vicino convento di Alkoven,tra il 1938 e il 1939 verrà confiscato dai nazisti.

LA CAMERA A GAS

All’interno del Castello verrà costruita una camera a gas, allestiti forni crematori e nel 1940 diventerà, insieme agli altri 5 poli già esistenti, Centro per l’attuazione del programma “Eutanasia”, avviato il 1 settembre 1939 con l’azione denominata “T4”, primo esempio di uccisione di massa, pianificata, organizzata e sistematicamente eseguita dal regime nazista. L'operazione verrà affidata allo psichiatra Dr. Rudolf Lonauer e al suo vice Georg Renno.
Pianta Castello: in evidenza la camera a gas
Le uccisioni di massa venivano suffragate da “perizie mediche” che giustificavano queste morti con l’inutilità e l’incapacità al lavoro. Il trasporto fino al Castello, curato da una apposita organizzazione, avveniva per ferrovia fino a Linz, proseguendo poi con due autobus. Le vittime erano dapprima identificate, fotografate e svestite e poi venivano uccise con il monossido di carbonio in camere a gas camuffate da docce: la morte sopraggiungeva mediante un penoso soffocamento: si calcola siano 30.000 le persone uccise nella camera a gas tra il 1939 e il 1944. 

 

IL PROGRAMMA “AZIONE 14f13”

Dopo la sospensione nel 1941 dell’azione “Eutanasia”, l’istituto di morte di Hartheim non verrà chiuso e, tra il 1941 e il 1945, nell’ambito dell’operazione segreta “Aktion 14F13”, proseguirà negli eccidi con l’eliminazione di circa 8.000 esseri umani ormai incapaci di lavorare, provenienti in particolare dai Lager di Dachau, Mauthausen, Gusen.
Pullman con i vetri oscurati

“Fino al settembre 1944 aveva funzionato l’autobus azzurro: era un autobus che partiva due volte alla settimana dal campo per portare gli invalidi e i malati ad un “sanatorio”: ne caricavano settanta alla volta, ma invece di portarli al “sanatorio “ si accontentava di portarli a un forno crematorio speciale installato in un castello a circa 10 km dal campo, sulla strada di Linz.” (Giuliano Pajetta – matricola 110352).
Arrivato al castello, l’autobus si fermava vicino ad una legnaia esternamente non visibile, situata nella parte occidentale del castello: attraverso un entrata secondaria le vittime dovevano giungere nel “cortile delle arcate “ e poi nello spogliatoio.
Una volta denudatisi entravano nella “stanza delle riprese” (dove oggi è situato il luogo di commemorazione). Nella stanza vi era un impianto fotografico per riprendere alcune delle vittime. Le persone che avevano denti d’oro venivano contrassegnate, in modo che fosse possibile recuperarli dopo l’eliminazione. Infine entravano in una stanza che fungeva da camera a gas e che era allestita come una doccia: era grande 6,60 m per 4,20 m, il pavimento che prima era fatto con delle assi di legno, venne cementato e poi rivestito di piastrelle rosse. Piastrelle si trovavano anche alle pareti, fino all’altezza di circa 1,70 m.

Franz (F) e Bredow (B) ad Hartheim-Da: http://www.deathcamps.org/euthanasia/hartheim_it.html
In mezzo al soffitto si trovava il tubo dell’acqua, con tre rubinetti per la doccia. Lungo tre pareti e sul pavimento un tubo del gas con numerosi buchi dal diametro di 15 millimetri. Da questo tubo usciva il gas mortale (Zyklon B, un potente pesticida a base di acido cianidrico) liberato nell’aria da un medico delle SS da una bombola che era collocata nella stanza accanto. Un medico controllava questo procedimento.
I cadaveri venivano inceneriti nel crematorio e le loro ceneri, dopo essere state polverizzate nel “mulino delle ossa", gettate nel Danubio e nel Traun.
Come ha testimoniato uno dei degli addetti allo sterminio del castello di Hartheim, il suo scopo “era tra l’altro quello di gasare e uccidere quei detenuti che non potevano essere uccisi nel campo di Mauthausen” (vedi Bruno Maida: "La camera a gas di Mauthausen").

Dalle ricerche di Italo Tibaldi, superstite di Ebensee e Vice Presidente del Comitato Internazionale del KL Mauthausen, non meno di 303 gli italiani risultano “deceduti in sanatorio“, ossia gasati ed inceneriti al Castello di Hartheim.  
  • Nel 1969 la camera a gas è stata aperta al pubblico. 
  • Nel 1997 l’Austria ha deciso di fare del Castello di Hartheim un sito commemorativo, di apprendimento e memoria, dedicato alle migliaia di persone che furono assassinate in quel luogo dai nazisti. 
  • Nel maggio 2003, è stato inaugurato il Memoriale dedicato ad Hartheim.